1 – INTRODUZIONE GENERALE
La passione che anima la nostra ricerca è stata generata dalla curiosità e dalla volontà di conoscere cosa pensavano, come vivevano e quindi cosa facevano coloro che ci hanno preceduti nel luogo dove noi ci troviamo a vivere, che hanno calpestato gli stessi nostri sentieri, hanno goduto degli stessi panorami e dello stesso ambiente naturale. Vogliamo confrontarci con loro, tramandarne la memoria e essere loro grati per ciò che ci hanno lasciato; in particolare, siamo andati a cercare le testimonianze, i segni del loro rapporto con la religione che coinvolgeva molto la loro vita, il lavoro, la convivenza sociale, la scansione del tempo e delle stagioni.
In un periodo come il nostro, in cui l’immagine, usata ed abusata, ha diluito la sua valenza comunicativa e di significato, le immagini che ci arrivano da un passato lontano, e in alcuni casi più prossimo, sono invece ricche di informazioni e di significati.
Quando il nostro paese era quasi completamente contadino, quando, a malapena, si sapeva leggere e scrivere, quando la messa e il rosario erano in latino, le immagini sacre erano catechismo, istruzione religiosa e morale.
Casatenovo era un paese diviso in frazioni e tante cascine, con un centro limitato e qualche borgo; le persone, pur essendo molto religiose, frequentavano la chiesa solo i giorni festivi, mentre esprimevano la loro religiosità “feriale” pregando Madonne e Santi vicini alle loro abitazioni. Verso la fine del 1800 e i primi decenni del 1900, girovagavano per i paesi e le campagne pittori di strada che vivevano da seminomadi, da “barboni”, e si proponevano per dipingere immagini sacre in cambio di vitto e alloggio e qualche soldo. Il loro bagaglio culturale era limitato, le immagini dipinte erano sempre le stesse, ma rispondevano alle richieste dei committenti.
Questi dipinti, assieme alle statue delle diverse ”Madonne”, che alcuni committenti più ricchi potevano permettersi di acquistare, dovevano soddisfare i bisogni del popolo che cercava protezione per la salute propri e degli animali, per i campi, per i raccolti, per le diverse attività, per fronteggiare situazioni come guerre e pestilenze, per ringraziare in occasione di eventi favorevoli.
Per un contadino, una malattia, la morte di un animale, una grandinata, un periodo di siccità o di troppa pioggia, potevano significare la fame.
Durante le rogazioni (i Letanei), il mese di maggio, il prete, sul sagrato della chiesa, prima di partire in una direzione del paese e fermarsi per una preghiera davanti ai diversi altarini che la gente preparava sotto le sue immagini sacre o all’inizio delle stradine che portavano alle cascine, recitava quattro volte, diretto verso i quattro punti cardinali, l’invocazione in latino: “A fame, peste et bello, a fulgure et tempestate, libera nos Domine” (Dalla fame, dalle epidemie, dalla guerra, dai fulmini e dalla grandine, liberaci o Signore).
Dopo gli anni ’50, quando Casatenovo da centro agricolo si è trasformato in centro industriale, quando alle cascine si sono sostituiti i villaggi, i condomini e le villette, quando i bisogni sono completamente cambiati e la necessità di “avere qualche santo in paradiso” è andata diminuendo, la secolarizzazione ha diluito sempre di più il senso del sacro e così i segni di devozione sono andati via via scemando; solo qualche devoto, in memoria delle tradizioni dei padri, per ringraziare la Vergine di una grazia ricevuta o per chiederne la protezione, ha collocato un’ immagine o una grotta della Madonna presso la nuova casa o nel cortile del condominio.
Se si vogliono trovare i segni del sacro più antichi e più significativi occorre cercarli nelle cascine: in quelle a corte, sotto il portico d’entrate, nelle altre, sotto il portico presso le scale che conducono sulla loggia e alle camere da letto. Chi, alla sera dopo una giornata di lavoro, si recava alle stanze per il riposo, passando davanti a alla Madonna e ai Santi, si fermava per un’orazione che racchiudeva i fatti belli e brutti della giornata e chiedeva protezione per la notte; anche i bambini erano abituati a queste orazioni e così protraevano la tradizione.
Le cascine pullulavano di vita, di gioventù, di lavoro, di giochi, di rapporti sociali, di comunicazione nella stessa lingua dialettale, di aiuto reciproco e, a volte, anche di pettegolezzi e litigi.
Il confronto era quotidiano, nessuno si sentiva solo; era forte il senso di appartenenza ad una comunità di persone con le quali si condividevano l’aia, la loggia, il portico e il pozzo; le immagine sacre erano il cuore della cascina, oggetto di devozione quotidiana; ad esse si dedicava una particolare attenzione soprattutto da parte delle donne che le adornavano sempre di fiori e lumi e, a turno, ne lavavano la tovaglia; per tanto tempo, l’unico punto luce della cascina era presso l’immagine della Madonna.
Alla Madonna, nelle sue diverse forme, era maggiormente rivolta la devozione delle persone che cercavano in Lei protezione, aiuto, conforto nelle diverse situazioni e momenti della vita.
2A – CASATENOVO CENTRO E LE CASCINE DEI DINTORNI
Nel nostro peregrinare per le vie e le cascine del paese, abbiamo rinvenuto ancora molti segni di questa devozione alla Vergine, rappresentata come Madonna del Carmelo, Immacolata, Madonna Assunta col Bambino, Madonna Ausiliatrice, Addolorata, Madonna de La Salette, Madonna di Lourdes e altre meno comuni.
A Torriggia e all’entrata del Cimitero sono dipinti due antichissimi affreschi della Madonna del Carmelo, patrona del paese, inconfondibile per lo scapolare che offre ai fedeli, garantendo a chi lo indossa una sicura salvezza eterna.
Statue della Madonna Immacolata, mentre sconfigge il male rappresentato dal serpente con la mela in bocca, sono: alla cascina Giovanna in una particolare edicola in legno; al Giovenigo, sotto un portico abbandonato, tutta bianca e con le sembianze di una matrona romana; nella corte dei Pennati, fatta di cartapesta, molto antica e venerata; alla cascina S. Francesco.
Molte sono le grotte o le statue in nicchia della Madonna di Lourdes: alla cascina Borromeo, a Valloggia, in via Casati, al Poenzano, a S. Rocco, nella corte dei Gardela, in via Castelbarco, a Modromeno e alla Gemella; altre più recenti sono presenti nei giardini di alcune villette e condomini.
Le effigie della Madonna col Bambino, identificabile anche come Maria Assunta, si trovano in diverse località del paese: a Torriggia, in un bassorilievo in terracotta su un muro esterno; in oratorio, sopra il portone d’entrata che conduce alle aule di catechismo; sull’angolo di confluenza tra via Greppi e via Carminati de’ Brambilla, in un bassorilievo in ceramica smaltata circondato da una corona di frutti e foglie, collocato in un’edicola antica; al Giovenigo, una statua in gesso in una piccola nicchia protetta da un vetro; in Piazza del Lavoro in un affresco posto in una cappella con i Santi Francesco ed Elisabetta d’Ungheria.
Molta curiosità, per le loro caratteristiche e posizione, hanno destato quattro piccoli bassorilievi con la Beata Vergine di S. Luca che si trovano all’entrata dei Gardela, del Poenzano, del Cantino e della Gemella. Sono in ceramica, poste in nicchie ottagonali incassate in muri esterni, ad un’altezza raggiungibile solo con lo sguardo. Si può supporre che la Madonna di S. Luca, chiamata anche Madonna dei Viaggiatori, avesse lo scopo di proteggere coloro che uscivano dalla cascina per intraprendere un viaggio e che, alzando lo sguardo, si rivolgevano a Lei perché li accompagnasse nel loro cammino.
Alla Gemella, oltre alla Madonna di S. Luca e ad un’edicola d’angolo in legno con la Madonna di Lourdes, si trovano una grotta con la Madonna dei Poveri, apparsa in una località del Belgio e venerata in una chiesa di Baggio, e un antico affresco sotto il portico raffigurante la Madonna de La Salette che ha fatto pensare al miracolo quando, coperta con intonaco, è riapparsa spontaneamente dopo qualche tempo.
L’immagine con più ex-voto, e quindi considerata molto miracolosa, è la Madonna Addolorata, detta “Madonna dei Penatt”, dipinta su un muro esterno della Casa Rossa, in via Circonvallazione. La sacra effigie risale agli anni ’50, in sostituzione di una simile altrettanto miracolosa che, prima della costruzione della casa, stava su un muro esterno di una serra, al confine del giardino di Villa Facchi. Per la sua fama, era meta privilegiata di alcuni devoti del paese e anche dei paesi vicini, tappa imprescindibile del rosario comunitario nel mese di maggio.
Belli, antichi e per questo degni di considerazione, sono anche due affreschi della cascina Quattrovalli, raffiguranti la Madonna col Bambino e S. Francesco d’Assisi. Sono opera di buona fattura e quindi certamente dipinti da un pittore professionista, su commissione del proprietario della cascina stessa.
Di fronte al vialetto che conduce alla cascina, sull’altro lato della strada, nelle finestrelle cieche di un ex acquedotto, sono dipinte due episodi fondamentali della vita di S. Giacomo: la vocazione e il martirio. I due affreschi sono relativamente recenti, opera di un pittore professionista, interessanti perché coinvolgenti come la scena madre di un film.
Uno sguardo privilegiato e un discorso più approfondito meritano i trittici raffiguranti la Madonna con Santi di Crotta, Verdura, Colombina e Porrinetti.
Le nicchie con la Madonna e gli affreschi con i Santi sono sempre inseriti in un contesto di motivi decorativi: stelle blu, arabesche e greche dai colori vivaci, intrecci di rami e foglie, linee geometriche che simulano false cornici.
A Crotta, la statua della Immacolata è in una nicchia, protetta da un vetro, tra S. Sebastiano e Giobbe che sono stati restaurati con la cascina, ma non nel pieno rispetto degli originali; soprattutto la figura di Giobbe non riporta le sue caratteristiche tradizionali, come le piaghe e i bachi.
Anche alla Colombina, la Vergine, in questo caso dipinta, è collocata tra S. Sebastiano e Giobbe.
Si tratta della Madonna Assunta con il Bambino in braccio, in piedi sulle nuvole; S. Sebastiano sta alla sua destra, Giobbe alla sinistra, ma purtroppo è senza testa, essendo il dipinto scrostato. L’affresco, risalente all’inizio del ‘900, come riportato dalla data di esecuzione, ne nasconde un altro, come si intuisce dai colori che emergono dove è scrostato.
Alla Verdura, sotto un portico, sono presenti tre segni di devozione: una grande scritta W MARIA, un affresco con S. Antonio Abate e Giobbe e, poco discosta, una nicchia con la Madonna e il Bambino.
Nell’affresco, risalente all’inizio del ‘900 e firmato, S. Antonio e Giobbe sono raffigurati come se fossero la stessa persona posta in due situazioni e condizioni diverse; colpisce soprattutto il viso che è identico.
In questa cascina è presente anche, protetta da una nicchia, un’interessante statua della Pietà in cartapesta che la tradizione fa risalire ai primi decenni dell’800, quando fu collocata dai Conti Greppi in occasione del restauro della cascina.
Un’altra nicchia con la Madonna tra S. Antonio Abate e Giobbe è ancora visibile sotto un portico della cascina Porrinetti.
La Madonna, che tiene il Bambino in una mano, è molto lontana dalla iconografia classica, in particolare per il suo abbigliamento che la tradizione fa risalire a Maria Regina degli Zingari.
Le figure di S. Antonio e Giobbe sono molto significative perché riportano tutte le caratteristiche dei due personaggi così come sono presenti nella tradizione cristiana.
La devozione a Sant’Antonio Abate, a San Sebastiano e a Giobbe, che dovevano assicurare una fondamentale protezione ai contadini per la loro salute, quella dei loro animali e dei raccolti, sembra essersi diffusa negli anni a cavallo tra l’800 e il ‘900; le loro immagini erano presenti anche nelle stalle, raramente come dipinti, a volte in piccole statuette in legno, spesso in quadretti di cartone.
S. Antonio Abate, rappresentato con il bastone in mano a cui sta appeso un campanello, vestito con un saio marrone, con ai piedi un porcellino e nella mano il fuoco, era considerato protettore degli animali, che venivano benedetti il giorno della sua festa, contro gli incendi e il male che porta il suo nome: “Fuoco di Sant’Antonio”.
S. Sebastiano, raffigurato nel momento del martirio, legato ad un albero e colpito da frecce, era invocato contro le malattie infettive degli animali che potevano rovinare intere famiglie; doveva inoltre offrire prosperità al mondo contadino.
Un discorso a parte merita la devozione a Giobbe, dalla Chiesa ufficiale mai considerato santo, anche perché personaggio del Vecchio Testamento, ma così ritenuto dai contadini che lo chiamavano Sajopp, oppure Saiop, ma anche S. Giobbe Protettore dei bigatt, come appare scritto su alcuni dipinti che lo raffigurano.
A questo personaggio era affidato il compito di favorire la nascita, la crescita dei bachi da seta e di assistere gli allevatori nel loro paziente e importante lavoro.
Le immagini murali, riprendendo gli elementi essenziali della leggenda popolare, lo rappresentano nudo, coperto solo ai fianchi da uno straccio, con il corpo piagato, seduto o disteso su un mucchio di letame perché messo alla prova da Dio che vuole saggiare la sua fedeltà. Dalle piaghe purulente del suo corpo escono i vermi che poi si trasformano in bachi fino alla miracolosa creazione dei bozzoli. Alle spalle di Giobbe, come appare negli affreschi della Colombina, della Verdura, della Porrinetti e in quello solitario dei “Penatt”, cresce un albero di gelso che con le sue foglie attira i bachi e già si vedono i bozzoli.
Purtroppo, tanti segni del sacro del passato sono spariti assieme ai luoghi dove erano collocati.
A Casatenovo, sono state tante le cascine demolite dove certamente si trovavano testimonianze religiose popolari; sono ancora presenti nella memoria di coloro che vi abitavano: il Chioso, Ceregallo, Fiume, Cafocc, il Rombello, il Sisino, la Cerea, Bultric; altre sono state ristrutturate perdendo i caratteri originari.
2B – GALGIANA E CASSINA DE’ BRACCHI
(da completare successivamente)
2C – VALAPERTA E RIMOLDO
Non avremmo mai pensato, quando abbiamo iniziato il nostro giro a Rimoldo e Valaperta, di trovare così tanti segni del sacro in queste due frazioni, potremmo dire tre con la Cascina S. Giuseppe che fa da crocevia. Si tratta di una realtà omogenea, che nel 1963 ha costituito la Comunità Parrocchiale di S. Carlo e che in precedenza e per molti secoli, ha fatto parte della Parrocchia di Maresso di Missaglia, pur essendo parte del territorio del Comune di Casatenovo.
Figure forti e carismatiche di parroci e coadiutori, congiuntamente a tante missionarie, missionari, suore e sacerdoti nativi, hanno trasmesso un profondo sentire religioso che ha permeato di grande fede ogni evento della vita. I segni religiosi erano posti fra i cortili e le case come espressione di fede e devozione, ma anche come richiamo concreto alla preghiera, alla fiducia e all’affidamento ai santi, alla Provvidenza, alla Madre celeste.
Tanti erano anche i richiami religiosi posti sui cascinotti sparsi fra i campi, sotto i portici ed in particolare sulle porte delle stalle e di questi, nonostante i cedimenti e le ristrutturazioni, qualcuno è rimasto: alcuni crocifissi e alcuni medaglioni in alluminio che portavano i Confratelli del Santissimo Sacramento,sul davanti della loro mantellina rossa, durante le processioni solenni.
Fra i santi ritroviamo S. Giuseppe, ai Malurìtt, ma in particolare alla cascina a lui dedicata Cassína S. Giüsèpp detta poi anche Fedrícch, sia all’interno che all’esterno, come esempio di dedizione alla famiglia e come umile e grande lavoratore. Al di là della strada, proprio di fronte all’icona di S. Giuseppe, vi è quella di S. Carlo, grande Riformatore, Arcivescovo della grande Diocesi milanese, patrono della chiesetta di Rimoldo e a questo umile grande santo è stata dedicata la chiesa parrocchiale. Non manca S. Antonio di Padova, protettore dei poveri e degli ammalati, il santo più venerato al mondo.
Nota è la devozione al S. Cuore di Gesù a cui è dedicata una nicchia nel cortile centrale di Valaperta ed una statua di grande dimensione presiede la via Adda. La Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, venerata in molte famiglie, è richiamata anche all’esterno di case e portici. In fianco ad una grotta di via Dante abbiamo notato con piacere il classico quadretto dell’angelo custode che protegge due bambini da un pericolo imminente e questo ci richiama la preghiera quotidiana all’angelo custode, al mattino, alla sera, a conclusione della recita della corona del rosario (la preghiera fra le dita), e all’asilo, dove questo quadro campeggiava.
Molte le icone dedicate alla Madonna, di cui alcune molto antiche, site sia nei cortili che sotto i portici delle case, nei portichetti comuni di accesso alle camere, su alcuni rustici. Molte le grotte in onore di Maria site nelle abitazioni private che sono sorte dagli anni sessanta in poi. Molte le statuette della Madonna di Lourdes e della Madonna Immacolata. Nella cûrt de Sirètu a Valaperta l’antica icona accoglie la Madonna Incoronata Regina del cielo e della terra. Una madonnina moderna posta nel 1982 in un’antica icona su strada, in via Carlo Porta, reca la scritta “Regina Pacis” essendo stata dedicata alla Madonna di Medjugorje, nel primo anniversario delle apparizioni. Non manca Maria Ausiliatrice si in medaglioni di ceramica che in riproduzioni murali, omaggio a suore o sacerdoti salesiani nativi.
Ricordiamo in particolare l’antica icona della Madonna Immacolata sita a Rimoldo alta, sotto un portichetto, a lato del cortile dell’antico palazzo abbattuto negli anni ottanta. La mano irrispettosa di un giovane immigrato la stava murando, ma l’intervento dei residente l’ha salvata. Ricordiamo anche l’icona dedicata alla Madonna di Lourdes a pochi passi da questa, nel cortile più in basso, sotto un portichetto della cûrt di Ghitán e di Carlìtt, punto d’incontro del rosario serale, in particolare nel mese di maggio. Qui si notano alcuni ex voto che ricordano due eventi prodigiosi: una bambina di due anni, caduta in piedi da “la lobia” del secondo piano, assolutamente illesa (1928) e una donna in gravidanza, caduta dalla scala a pioli del fienile, salvando se stessa ed il suo nascituro (1948).
Un altro evento prodigioso avvenne oltre settanta anni fa nella cûrt di Maloeur, perché una bambina di pochi anni, a cui avevano rubato per gioco la bambola, si sporse da la lóbia del terzo piano, cadde giù, ma se la cavò con brevi cure e la salvezza fu attribuita alla Madonna di Lourdes collocata sotto il portichetto comune. Richiama l’attenzione la grande statua della Madonna di Lourdes sita in una bella icona nel cortile centrale di Valaperta, punto di riferimento e di grande devozione non solo per i residenti ma anche per tutti coloro che erano e sono di transito.
E infine ricordiamo il grande affresco dei Cà Noeuf o Al Teciùn di Valaperta, dipinto sulla parete della prima rampa di scale e che rappresenta la Madonna di Caravaggio, con la Madonna, la veggente, la sorgente, il santuario. Il recente restauro, di buona fattura, non è purtroppo rimasto completamente fedele all’originale perché l’autore non aveva precisi riferimenti. Grande è la devozione anche a questa Madonna, a cui una nonna rivolge la preghiera di essere aiutata a portare la croce di ogni giorno, invocando che la stessa non sia troppo pesante per non essere di dannazione ma di salvezza.
2D – ROGOREDO
(da completare successivamente)
2E – CAMPOFIORENZO
(da completare successivamente)
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Parecchie immagini sacre sono in stato di abbandono e di deterioramento perché hanno perso interesse a causa del progressivo declino delle tradizioni popolari; alcune sono state restaurate ma in modo non adeguato.
Questa nostra ricerca ci ha permesso di visitare luoghi, di vedere opere significative, di contattare persone nostri concittadini, ma a noi sconosciuti; siamo sempre stati accolti con molta cordialità e disponibilità e, in tante occasioni, la nostra visita ha risvegliato in loro un sopito interesse per qualcosa a cui da tempo non davano alcuna importanza.
Rimane sempre aperto il problema del recupero urgente di tante immagini e viva la preoccupazione che il degrado diventi definitivo e il restauro impossibile.
Uno studioso di storia locale scriveva, qualche anno fa, a conclusione di un suo intervento su una pubblicazione: “Testimonianze di fede nel senso più ampio del termine, espressione del desiderio di esprimere la propria individualità e la propria libertà, segni di speranza e di fiducia nella vita in tempi spesso assai difficili, dipinti murari, edicole sacre e cappelline sono elementi fondamentali per una piena riscoperta del nostro territorio, nel tentativo di recuperare l’origine autentica della nostra cultura per una “qualità di vita” in definitiva migliore. Il loro recupero, anche strutturale, appare ancora possibile a condizione che, accanto al rifacimento murale e pittorico, riviva la matrice religiosa della fede che ha dato vita a questi segnali degli uomini nei confronti della divinità.” (Vittorio A. Sironi, in Santa devozione, ed. OCD, pag. 94).
La passione che ha animato la nostra ricerca ha assunto caratteri diversi, diventando, a seconda delle situazioni, comunicazione, emozione, conoscenza, cultura e stimolo per ulteriori approfondimenti. Auguriamo gli stessi sentimenti e risultati a coloro che avranno la pazienza di seguirci sui sentieri da noi percorsi.
RINGRAZIAMENTI
Un doveroso ringraziamento a tutti coloro hanno contribuito e contribuiscono tuttora a questo lavoro che si è rivelato molto più ampio ed impegnativo del previsto.
Innanzitutto agli amici dell’AFCB (Amatori Fotografici Cassina de’ Bracchi), in particolare Guber (Guglielmo Beretta) e Fulvio che mi hanno sempre assistito tecnicamente e non solo con le foto.
Un ringraziamento ad Angelo Galbusera, prezioso accompagnatore e profondo conoscitore della realtà di Valaperta e Rimoldo. Con lui e grazie a lui siamo riusciti a scovare notizie importanti e talvolta inedite. Sua la presentazione di questa zona.
Un ringraziamento speciale ad Aldo Villa, validissimo collaboratore per tutta l’ampia zona casatese. Con il suo taccuino ha setacciato Casatenovo e le sue cascine intervistando residenti e cercando da più parti informazioni utili. Ha scritto parecchi dei corposi commenti casatesi e soprattutto molta parte dell’introduzione.
Infine un ringraziamento alle tante persone che abbiamo incontrato che ci hanno accolto sempre con molta cordialità e disponibilità consentendoci di accedere e fotografare le loro icone, statue ed affreschi e hanno contribuito, con i loro ricordi e racconti, a rendere certamente più ricca e viva la nostra ricerca.
Francesco Biffi – Associazione Sentieri e Cascine di Casatenovo
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